Si delinearono così due correnti la destra, formata dai membri più anziani, e la sinistra hegeliana, formata dai giovani nati dopo il 1800, quindi più giovani e rivoluzionari.
Uno dei più grandi esponenti della sinistra hegeliana fu Feuerbach, nonché fondatore dell'ateismo filosofico ottocentesco.
Dapprima fervente hegeliano, si staccò da questa corrente con le opere Critica della filosofia hegeliana e Tesi provvisorie per la riforma della filosofia. Si vide troncare la carriera universitaria dall'ostilità incontrata dalle idee sulla religione esposte in uno dei suoi primi scritti pensieri sulla morte e sull'immortalità. Nel 1841 pubblica la sua opera più importante "L’essenza del cristianesimo" alla quale seguì "L’essenza della religione". Si ritirò nella solitudine e nello studio, passò i suoi ultimi anni in miseria e morì nel 1872 a Rechenberg.
FILOSOFIA
La filosofia di Feuerbach nata dal bisogno di cogliere in tutta la sua concretezza l’uomo e la realtà, ha come presupposto un critica radicale della maniera idealistico-religiosa di
apportarsi al mondo che consiste in uno stravolgimento dei rapporti reali fra soggetto e predicato, concreto e astratto tramite cui non si giunge mai alla realtà vera. Da ciò Feuerbach propone un’inversione dei rapporti fra soggetto e predicato instaurati dall'idealismo, trasformando l’attributo in sostantivo e il predicato in soggetto. L’inizio della filosofia non è Dio, né l’Assoluto, l’essere come predicato dell’assoluto o dell’idea. L’inizio è il finito, il determinato, il reale.
Religione
Secondo Feuerbach, non è Dio (astratto) che ha creato l’uomo (concreto) ma l’uomo che ha creato Dio che è la proiezione illusoria di caratteristiche della nostra specie quali la ragione, la volontà, il cuore. Quindi il divino è l’umano in generale, proiettato in un mitico Aldilà e adorato come tale. Di conseguenza la religione è l’insieme di tutti quei rapporti dell’uomo con sé stesso, con il proprio essere riguardato però in un altro essere.
Tutte le qualificazioni ad esse attribuite sono attributi dell’essere umano. Questa antropologia capovolta che corrisponde alla religione, è la prima autocoscienza dell’uomo prima della filosofia. L’uomo sposta il suo essere fuori di sé prima di scoprirlo in sé stesso. Ma come nasce nell’uomo l’ideale di Dio? Feuerbach fornisce varie ipotesi. La prima vede l’origine di Dio dal fatto che l’uomo a differenza degli animali ha coscienza di sé stesso non solo come individuo (debole e fragile e solo), ma anche come specie (infinito e onnipotente). Da ciò l’idea di Dio e quindi ancora personificazione del proprio essere. L’altra ipotesi trova le fondamenta nell’umana opposizione fra volere e potere che porta l’uomo a costruirsi una divinità in cui siano realizzati tutti i suoi desideri. Nel volere l’uomo è infinito e illimitato, libero, il pensare il volere sono cosa propria ma non la cosa desiderata o pensata, non è propria. L’unico ente in cui possono essere tolte tali contraddizioni è il divino. I Greci avevano divinità limitate perché avevano desideri limitati, i Cristiani invece hanno desideri illimitati e quindi un Dio infinito e onnipotente. In altri casi l’idea di Dio nasce dal sentimento umano di dipendenza che l’uomo prova di fronte alla natura, sentimento che lo spinge ad adorare quelle cose senza cui non potrebbe esistere.
Per Feuerbach l’origine della religione è una forma di alienazione e quindi uno stato
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